Ecco quali sono le principali mosse sulle pensioni 2026 che il Governo sta valutando: contenimento costi, qualche sblocco e nuove opportunità. Qui sotto tutte le novità

Quado si parla di pensioni, sappiamo bene che si tratta di un argomento a forte carico emotivo e pratico: milioni di lavoratori, aziende, conti pubblici in gioco. Con la prossima manovra alle porte, il Governo si prepara a intervenire in modo mirato, cercando di mettere ordine tra sostenibilità dei conti e flessibilità in uscita.
L’obiettivo?
Non toccare (almeno per ora) l’età pensionabile in modo drastico, contenere la spesa previdenziale e, al tempo stesso, offrire qualche vantaggio, specialmente alle categorie più fragili.
Le discussioni sono in atto, con tavoli tecnici e sindacali che soppesano ogni cifra: ogni mese di ritardo, ogni incremento di requisito vale miliardi.
In questo contesto si inseriscono tre filoni principali:
- l’età pensionabile,
- le pensioni anticipate/modelli alternativi
- la previdenza complementare.
Ognuno con implicazioni concrete per chi lavora oggi.
Scopriamo più nel dettaglio le ipotesi sul tavolo per le pensioni 2026, oppure, se volete sapere come funziona il sostegno per la transizione digitale o ecologica SIMEST cliccate qui.
Novità pensioni 2026 – età pensionabile e spesa previdenziale
Come dicevamo, il primo fronte delle pensioni 2026 riguarda l’età di ingresso al pensionamento e il peso che il sistema previdenziale ha… e avrà, sui conti dello Stato.
Secondo la bozza della manovra, è previsto un aumento dell’età per la pensione di vecchiaia:
dal 2027 si porterebbe da 67 a 67 anni e 1 mese, e ancor di più dal 2028 (67 anni e 3 mesi) per alcune categorie.
Tuttavia, viene allo studio una deroga: per pochi, selezionati lavoratori gravosi o usuranti, l’aumento verrebbe congelato fino al 2028.
Dal punto di vista dei numeri, l’INPS segnala che la spesa previdenziale nel 2024 ha superato i 364 miliardi di euro, con un aumento del 2,5% rispetto al 2023.
Lo scenario a lungo termine non è rassicurante: la quota della spesa sul PIL potrebbe salire fino al 17,1% del 2040. Per attenuare l’impatto economico, si valuta di introdurre “finestre” di uno o due mesi di ritardo nell’uscita al pensionamento invece di un blocco totale dell’aumento, una soluzione meno drastica, ma che diluisce il carico..
Pensioni anticipate e strumenti alternativi
Il secondo capitolo delle pensioni 2026 riguarda le modalità di uscita anticipata e le proposte di flessibilità.
In primo luogo, si conferma che la misura Quota 103 (uscita anticipata che richiedeva 62 anni di età e 41 di contributi) NON VERRÀ PROROGATA perché ritenuta troppo costosa e poco utilizzata. Al contrario, l’idea di riformare la misura Opzione Donna (che consente uscita anticipata per le donne con requisiti particolari) RESTA SUL TAVOLO, con l’intenzione di renderla più dignitosa negli importi.
Una novità interessante: trasformare il TFR in uno strumento per “colmare” il divario contributivo per accedere al pensionamento a 64 anni. In pratica, chi non ha abbastanza contributi potrebbe usare il proprio TFR come “integrazione” previdenziale. I sindacati però sono contrari, sostenendo che il TFR è salario differito, non un salvadanaio per la pensione.
Parallelamente, viene confermato il bonus per chi decide di restare al lavoro pur avendo i requisiti per uscire: un incentivo per chi rimanda l’uscita volontariamente.
Previdenza complementare e incentivi per i giovani
Infine, un terzo aspetto chiave delle pensioni 2026 è rappresentato dalla previdenza integrativa: si cerca di farla diventare più interessante, soprattutto per chi è giovane o ha carriere discontinue.
Attualmente, meno di 1 under 35 su 3 aderisce ad un fondo pensione.
L’ipotesi di introdurre il cosiddetto “silenzio-assenso” per il fondo pensione è stata abbandonata per motivi di costo e complessità.
Nel testo della manovra non si trovano ancora novità concrete in termini di aumento della deducibilità fiscale, oggi fissata poco sopra i 5.000€ l’anno, ma resta alta l’attenzione sul tema.
Se vogliamo evitare che le pensioni di domani siano troppo magre, l’investimento nella previdenza integrativa non è più un optional.
Dunque siamo di fronte a un mix di razionalizzazione e apertura: il Governo prova a contenere i costi senza smontare tutto, offrendo però qualche via di uscita alternativa e spingendo sulla previdenza integrativa.
Riuscirà a far quadrare il tutto? Ne sapremo di più nelle prossime settimane con l’avanzare della manovra.





