Mobili usati e Fisco: niente tasse

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Vendere i vecchi arredi di casa può sembrare un’operazione semplice e priva di conseguenze, ma è lecito chiedersi: serve dichiarare qualcosa al Fisco? La pronuncia della Cassazione.

Devi pagare le tasse se vendi mobili di proprietà?
Mobili usati: quando il Fisco non può toccarti

Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse, anche da parte dell’Amministrazione finanziaria verso alcune tipologie di movimenti bancari che, pur derivando da attività apparentemente “domestiche”, possono essere fraintesi e considerati sospetti.

Tra questi, la vendita di mobili usati è un caso emblematico.

Non è raro, ad esempio, che chi trasloca o ristruttura decida di liberarsi degli arredi accumulati negli anni.

Il problema sorge quando l’importo incassato è elevato o le operazioni sembrano ripetersi nel tempo.

Si rischia di pagare le tasse?

È proprio quello che è successo nel caso finito in Cassazione, dove un contribuente si è visto contestare oltre 58.000€ incassati dalla vendita di mobili antichi.

Il Fisco li ha inizialmente classificati come reddito da lavoro autonomo, poi come plusvalenza patrimoniale.

Ma la questione è arrivata fino ai giudici supremi che hanno fatto chiarezza.

Una recente pronuncia della Cassazione ha messo un punto fermo su questo tema, chiarendo in quali circostanze il contribuente è davvero al riparo da sorprese fiscali.

Continuate a leggere per sapere come è andata, altrimenti, se volete leggere che cosa sta succedendo con la pensione cliccate qui.

Il caso: mobili usati e Fisco

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10117/2023, ha stabilito un principio molto chiaro:

se si vendono beni appartenenti al proprio patrimonio personale, come i mobili di casa,

e non c’è alcuna intenzione speculativa o abitualità nella vendita,

non si configura alcuna attività commerciale.

In altre parole, se non si è antiquari, rivenditori o commercianti, e si tratta di una cessione occasionale e documentata, allora non si devono pagare tasse.

E nemmeno aprire una partita IVA.

Il fatto che l’importo sia alto non rappresenta un problema, a patto che se ne possa dimostrare l’origine.

E qui entra in gioco un aspetto fondamentale:

la documentazione.

Tutto è lecito, ma serve poterlo provare

Per evitare problemi, anche quando si è nel giusto, è essenziale conservare tutto ciò che può dimostrare la provenienza del bene e la natura della transazione.

Contratti, foto degli arredi atti di vendita, bonifici con causale chiara: sono elementi che possono fare la differenza.

Anche perché, se non supportato da prove, un movimento di denaro consistente può essere interpretato come “reddito non dichiarato”.

Nel caso esaminato dalla Cassazione, il contribuente è riuscito a difendersi anche da ulteriori contestazioni legate a presunti versamenti ingiustificati, dimostrando che si trattava di donazioni familiari.

E anche su questo punto la Corte gli ha dato ragione.

Dunque, vendere gli arredi di casa propria non comporta obblighi fiscali, finché si rimane nel campo della gestione personale e occasionale del proprio patrimonio.

Diverso è il discorso se le cessioni diventano ricorrenti o strutturate: in quel caso, il Fisco potrebbe legittimamente intervenire.

Meglio quindi agire con cautela e, se serve, chiedere una consulenza per tutelarsi in anticipo.

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