Un immobile dato in comodato può sembrare una scorciatoia fiscale, ma la realtà è ben diversa. La legge è chiara: il fisco guarda sempre al proprietario. Qui sotto tutti i dettagli.

Quando si parla di immobili concessi in comodato a un familiare o a un socio, capita spesso che si facciano
ipotesi azzardate sul trattamento fiscale dei redditi
derivanti da una successiva locazione.
L’idea che chi utilizza l’immobile possa sostituirsi al proprietario nella dichiarazione dei redditi è diffusa,
ma profondamente sbagliata.
La normativa, supportata da diverse risoluzioni ministeriali, stabilisce principi precisi e non lascia spazio a interpretazioni personali.
Conoscere bene le regole diventa quindi fondamentale per evitare brutte sorprese, avvisi di accertamento e conseguenze indesiderate.
Per sapere tutti i dettagli continuate a leggere.
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Comodato e locazione: paga sempre il proprietario
Secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate, l’obbligo di dichiarare i redditi derivanti da immobili concessi in comodato
resta sempre in capo al proprietario (o al titolare di diritti reali sull’immobile).
Il fatto che un’abitazione venga data in uso gratuito a un familiare non fa venir meno la responsabilità fiscale.
Facciamo un esempio pratico: se un marito concede in comodato una seconda casa alla moglie e lei, a sua volta, la affitta percependo un canone annuo, chi deve dichiarare quel reddito non è la moglie ma il marito, inserendolo come reddito fondiario nella propria dichiarazione.
Una regola chiara, che spesso viene ignorata, ma che può evitare spiacevoli contestazioni.
La deroga: il caso delle locazioni brevi
Esiste tuttavia un’eccezione alla regola.
Nelle cosiddette locazioni brevi (contratti inferiori a 30 giorni, spesso utilizzati nel turismo) la normativa consente al comodatario di dichiarare personalmente i redditi percepiti, qualificandoli come “redditi diversi”.
In questo scenario, il proprietario NON è più tenuto a dichiarare alcun reddito fondiario.
Inoltre, chi subloca ha la possibilità di optare per il regime della cedolare secca, ottenendo così un vantaggio fiscale concreto.
Attenzione alle società e alla pianificazione familiare
Il discorso si complica ulteriormente quando entrano in gioco strutture societarie, come le cosiddette “holding di famiglia” o le società semplici che gestiscono patrimoni immobiliari.
Anche in questi casi, concedere un immobile in comodato a un socio o a un terzo non libera la società dagli obblighi fiscali.
Se il comandatario decide di sublocare l’immobile con un contratto tradizionale, il reddito continua a ricadere sulla società.
Per questo, quando si pianificano le strategie patrimoniali e fiscali familiari, è indispensabile valutare attentamente i pro e i contro di ogni scelta, restando sempre nel perimetro della legalità.